Intervista a Sebastiano Baro

a cura di  Carla Selvestrel

 

- Sebastiano, come inizia la tua passione per il calcio e a che età inizi a giocare?

Inizio a giocare a calcio all'età di 5 anni presso la società calcistica Calcio Rubano ASD, la quale, quasi da subito ottiene il titolo di scuola calcio elite affiliata a AC Milan che in quegli anni mi tenne sotto osservazione. All'età di 12 anni sono stato selezionato per un provino al centro sportivo Vismara, al quale purtroppo non ho potuto partecipare per una frattura alla mano.

Negli off season, di quegli anni, ho partecipato a diversi camp sportivi con squadre professionistiche, un camp del Calcio Padova, due camp youcoach, un camp della Juventus, un camp dell'Arsenal e tre camp del Milan. Con il Milan sono stato selezionato due volte a partecipare ad una manifestazione sportiva internazionale con tutti i migliori giocatori dei camp estivi presso il Vismara.

Successivamente ho giocato nelle categorie elite del settore giovanile del Mestrinorubano FC e della Vigontina San Paolo FC. A 18 anni, in età juniores ho avuto le primne esperienze con la prima squadra in eccellenza per poi passare l'anno successivo in prestito in una squadra di promozione. Quest'anno sono tornato al Mestrinorubano giocando nel campionato di eccellenza,

- Che ruolo rivesti?

Il mio piede naturale è il destro, ma uso tranquillamente anche il sinistro, posso ricoprire il ruolo di mezz'ala o esterno d'attacco, sia a sinistra che a destra, nonchè il mio ruolo naturale.

- Come ti descriveresti?

Sono un ragazzo tenace, che ha voglia di mettersi in gioco e che non molla mai nemmeno nei momenti difficili che posso vivere sia personalmente che di squadra. Mi impegno ad ogni sessione di allenamento, mi piace abbinare fantasia e sostanza nella costruzione di un'azione e soprattutto concludere a rete con tiri di ogni tipo.

- Qual'è il tuo sogno nel cassetto?

Conserverò sempre il sogno che coltivo sin da bambino migliorandomi ogni giorno sempre di più sperando che, passo dopo passo, si possa avverare.

- E noi te lo auguriamo perchè lo sport è crescita, è salute fisica e psicologica, è formazione, è passione, per chi, come te, ha scelto questa carriera. Complimenti Sebastiano con l'augurio che i tuoi sacrifici ti portino a raggiungere le mete sperate.

 

 

A testa in su

di Bianca

 

L’abbiamo già raccontato: Venezia, con il suo labirinto di calli e canali, spinge i suoi visitatori a un'osservazione minuziosa e attenta, svelando ad ogni passo dettagli inaspettati e storie d'altri tempi tramite sculture, effigi, targhe commemorative, bifore e giardini segreti. La città non smette mai di stupire con la sua bellezza celata, rivelando a chi la percorre con occhi curiosi e mente aperta, nuovi tesori ad ogni visita. Nel corso degli anni, passeggiando con lo sguardo all’insù, ho percepito un ulteriore aspetto che mi ha colpito profondamente: la presenza di scuri che rimangono serrati, piani di palazzi che non vedono mai la luce e balconi adornati solo da piante grasse, testimoni silenziosi di un'assenza umana.


Questa constatazione mi ha colpito con la forza di una rivelazione improvvisa. Mi sono quindi impegnata in un'attenta osservazione, contando le abitazioni chiuse e abbandonate che punteggiano la città, scoprendo che il loro numero aumenta in maniera preoccupante ad ogni nuova esplorazione, al punto da rendere impossibile una stima di un occhio inesperto. Mi sono spesso interrogata sulle ragioni di tale fenomeno, domandandomi come fosse possibile che tanti spazi rimanessero inutilizzati in una città che potrebbe accogliere nuovi abitanti, alla ricerca di un luogo da chiamare casa.


Dal mio arrivo in città nel 2017, ho constatato che la domanda di alloggi rimane largamente insoddisfatta, nonostante l'esistenza di un'ampia fascia di potenziali residenti tra studenti, ricercatori, docenti universitari, lavoratori e giovani famiglie costretti a cercare soluzioni abitative altrove. Ho sperimentato personalmente la difficoltà di trovare un'abitazione adeguata, eppure mi considero fortunata per essere sempre riuscita a trovare soluzioni dignitose grazie all'aiuto di una rete di conoscenze benevole. Ad oggi, con una pandemia mondiale quasi alle spalle, la situazione generale non mostra segni di miglioramento, e il fenomeno dello spopolamento urbano, alimentato da un incremento dei costi abitativi e da condizioni di vita spesso precarie, diventa sempre più evidente, seguendo un trend che affligge molti centri storici italiani.


Analizzando i dati demografici, emerge chiaramente l'entità del fenomeno: Venezia ha vissuto, nel corso dei secoli, fluttuazioni demografiche significative, influenzate da eventi storici, politici e ambientali, ma la situazione attuale è particolarmente allarmante, con un numero di residenti ridotto a meno di un terzo rispetto a quello della metà del Novecento, scendendo al di sotto dei 50.000 abitanti nell'isola. È indubbio che le condizioni di vita passate, caratterizzate da sovraffollamento e difficoltà abitative, non siano desiderabili, ma l'attuale tendenza all'abbandono e alla desertificazione notturna della città, causata anche da un turismo “mordi e fuggi”, solleva preoccupazioni urgenti.


In questo contesto, l'introduzione di una tassa di ingresso nella città rappresenta un tentativo di gestire il flusso turistico, ma rischia di essere uno strumento superficiale se non accompagnato da strategie più incisive che mirino a rafforzare la comunità residente e a incentivare una maggiore vivibilità urbana. Venezia ha dimostrato, nel corso della sua storia, di saper trovare soluzioni innovative e sostenibili per adattarsi e prosperare in un ambiente unico e sfidante. La città, con le sue istituzioni accademiche, le fondazioni culturali e, inoltre, la Biennale di Architettura, rappresenta un terreno fertile per la sperimentazione di nuove idee e pratiche abitative che potrebbero rivitalizzare gli spazi inutilizzati, offrendo risposte concrete al bisogno di abitazioni e spazi comuni. L'esempio veneziano insegna che, anche nei contesti più sfidanti, è possibile scoprire soluzioni geniali che rispettino l'unicità del luogo pur rispondendo alle esigenze attuali.


Sono convinta che un dialogo costruttivo tra cittadini, istituzioni e forze creative (spesso solo di passaggio in città) possa essere un primo passo per esplorare e implementare nuove strategie abitative che possano ridare vita e funzionalità a quegli spazi oggi silenziosi e abbandonati. In questa direzione, l'impegno collettivo può trasformare la crisi abitativa e demografica in un'opportunità per rafforzare il tessuto sociale e culturale di Venezia, rendendola non solo un museo a cielo aperto ma una città vibrante, accogliente e sostenibile. Si tratta di un lavoro che richiede tempo, risorse e, soprattutto, la volontà collettiva di immaginare una Venezia rinnovata, dove vivere, lavorare e creare diventano nuovamente possibili e desiderabili per tutti. Mi piace pensare che sia possibile, camminando per la città con lo sguardo all’insù!

 


Bianca